lunedì 24 maggio 2010

Contrastare il degrado delle città




Le città, un tempo costruite a misura d'uomo, pian piano sono state invase dalle automobili, tanto che oggi, sebbene per la singola persona l'auto sia un mezzo al suo servizio, le città sono invece diventate un qualcosa al servizio delle auto. Tutto viene fatto in ragione dell'auto, ogni più piccolo spazio è pensato prendendo in considerazione prima di tutto l'auto.

Il proliferare e l'insinuarsi dappertutto delle auto ha fatto sì che ad un certo punto si dovesse correre ai ripari, ci si dovesse difendere da questa invasione, e sono nate le aree pedonali! Le città, un tempo costruite a misura d'uomo, ora vedono al loro interno le aree pedonali, baluardo e isola di salvezza contro l'invasione dell'auto. Le isole pedonali, cortocircuito mentale, invenzione pazza, non dovrebbero nemmeno esistere perchè dovrebbe essere tutta la città ad essere "pedonale". E invece meno male che ci sono, almeno loro!





Ci si è quasi dimenticati che l'auto non ha invaso le città per voler proprio, che l'auto non ha una sua specifica volontà d'azione. Ci si è quasi dimenticati che alla guida delle auto ci sono le persone, e che sono le persone ad aver permesso alle auto di prendere il sopravvento. Sono le persone che hanno accolto con piacere la comodità di spostarsi in auto, perchè è vero, spesso l'auto è molto comoda, ma al contempo queste stesse persone non hanno ancora realizzato quale degrado spaventoso abbiano subito le città a causa di questa invasione. L'auto in città, che cinquant'anni fa era una cosa meravigliosa, oggi è solo un disastroso fallimento.





Fortunatamente non tutti sono insensibili a queste conseguenze. Fortunatamente qualcuno si rende conto che l'auto non è poi così comoda come sembrerebbe, almeno in città dove la saturazione degli spazi dovuta alle altre auto rende difficile la vita al guidatore che si sposta lentissimo in coda nel traffico e che gira e rigira nella penosa ricerca di un parcheggio.





Fortunatamente qualcuno ha iniziato a remare controcorrente, a cercare di resistere al degrado dovuto all'invasione dell'automobile. Qualcuno si è accorto che in bici si fa prima, ma soprattutto in bici si vive meglio, non si è stressati, non ci si innervosisce se la coda non va avanti, non ci si sente bloccati e costretti dalla morsa del traffico, ma invece si gode del sentimento di libertà che è tipico della bici.

Si, beh, in bici certe volte superando dritti filati una colonna di auto imbottigliate viene un po' da ridere sotto i baffi guardando i volti scuri e tristi dei guidatori, ma questo è un sentimento irriverente e bisogna resistere, dai! Anche perchè non tutti possono scegliere, ci sono alcuni casi dove l'auto è indispensabile, e con essa bisogna sopportarne le conseguenze. Ma per tutti gli altri, per tutti quelli che potrebbero scegliere, che avrebbero l'alternativa...





Perchè l'alternativa c'è, ed è un'alternativa che non inquina, che occupa uno spazio minimo, che costa quasi nulla, che non fa rumore, e che è pure divertente.

Allo stesso modo in cui in passato l'auto si è diffusa grazie agli innegabili vantaggi che aveva, oggi è la bicicletta che in città inizia a mostrare moltissimi vantaggi sull'auto. Quindi dobbiamo promuoverla e aiutarla a diffondersi. Dobbiamo aumentare pian piano il numero di ciclisti urbani, mostrare ad amici e parenti quali vantaggi ci sono. Mostrargli quanto siano deboli le scuse che in tanti si inventano per prendere in giro se stessi e per (auto)convincersi che l'auto è meglio.

È dal confronto che nascerà consenso, non dalla contrapposizione. Confrontando pregi e difetti di auto e bici in città aumenterà il numero di ciclisti. Cercando di imporre divieti e impedimenti alle auto non risolveremo molto, perchè "loro" sono molti di più. Se è vero che decide la maggioranza, allora dobbiamo diventare noi la maggioranza! O almeno una percentuale significativa, che superi il livello di massa critica!





Raccontatelo ai vostri parenti ed amici, fateli riflettere sui vantaggi dell'uso della bici in città, e invitateli al prossimo giro di Massa Critica in programma per

venerdì 28 Maggio

come sempre con partenza dalla Torre di Santo Stefano (Lungodora, Ivrea) ma questa volta alle 18:30, orario estivo!



Massa Critica non è una manifestazione contro la macchina,
ma una festa in onore delle alternative ad essa!


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venerdì 21 maggio 2010

L'orgoglio della bicicletta



pride - [sost. m. s.] orgoglio, superbia, fierezza, vanto, amor proprio, vanità


Il 6 giugno sarà la "Giornata mondiale dell’Ambiente" e a Torino ci sarà una grande concomitanza di eventi: sarà la giornata conclusiva del "Festival di CinemAmbiente", prenderà il via ufficialmente "[TO] Bike", il servizio di bike sharing torinese, ma soprattutto ci sarà una grande manifestazione in bici che percorrerà le vie del centro: il "Bike Pride".

A partire delle 15:00 migliaia di biciclette partiranno dal Parco del Valentino e percorreranno le vie del centro cittadino per un totale di circa 6 Km formando un tortuoso serpentone fino ad arrivare in Piazza Castello, un grande corteo a favore della mobilità sostenibile, "per affermare il sacro concetto che la città non è schiava dell'auto e della velocità e che la tutela dei cittadini che scelgono forme di mobilità alternative ed ecologiche deve necessariamente diventare prioritaria. Un modo per consegnare un messaggio, si spera, forte e credibile a cittadini e istituzioni" (cit. criticalmass.it).
"E’ una manifestazione di legittimazione culturale e sociale, una rivendicazione di spazi e di tutele a favore del ciclista urbano come soggetto attivo nella difesa dell’ambiente" (cit. bikepride.it).

E noi ciclisti urbani eporediesi cosa facciamo? Possiamo forse mancare ad una così bella manifestazione? Possiamo forse rinunciare al piacere di pedalare insieme a tutte quelle biciclette per la causa che tanto ci sta a cuore? Certo che no! E quindi allora tutti a Torino!

La mattina di domenica 6 giugno partiremo da Ivrea a cavallo delle nostre bici e, con tutta calma, andremo in gruppo, come una allegra scampagnata, fino a Torino!





Abituati all'auto e a viaggiare in autostrada forse la cosa a qualcuno potrà sembrare troppo impegnativa, ma state pur certi che non è così. Si tratta di appena 51 Km praticamente tutti in pianura. L'unica salita che dovremo affrontare sarà quella che da Scarmagno passando per Bessolo porta a Montalenghe, ma si tratta di appena 2 Km e mezzo che percorreremo con la massima calma aspettando chi fa più fatica. Tutto il resto del percorso è rigorosamente in piano ed è su strade asfaltate secondarie dove alla domenica mattina il traffico è praticamente inesistente.

La partenza è prevista per le 8:30 dalla stazione di Ivrea. Partiamo presto proprio per potercela prendere con calma. Prevediamo quindi di arrivare a Torino tranquillamente per l'ora di pranzo. Così avremo modo di mangiarci il pranzo al sacco (ciascuno provvede per sè) e di riposarci un po'.

Dopo il Bike Pride, che presumibilmente si concluderà verso le 17:00, il ritorno è previsto in due modalità differenti: in treno caricandoci su anche la bici, oppure di nuovo pedalando fino ad Ivrea per chi se la sente.

Sarà una grande giornata, sarà l'occasione per una bella pedalata in compagnia, e pure la dimostrazione che con la bici si possono fare spostamenti che chi è abituato solo all'automobile nemmeno immagina!

Ci vediamo quindi domenica 6 giugno, puntuali alle 8:30, alla stazione di Ivrea.

Ovviamente si raccomanda di avere la bici in buone condizioni, di portarsi una camera d'aria di scorta perchè non si sa mai (i necessari attrezzi li portiamo noi), ma soprattutto di essere dotati di tanta allegria e voglia di divertirsi!


Per maggiori informazioni sulla manifestazione:
http://www.bikepride.it
http://www.criticalmass.it
http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=102545
http://www.bikepride.it/dovequando.html

informazioni e orari dei treni per il ritorno:
http://www.trenitalia.com/cms/v/index.jsp?vgnextoid=ea7ca4eb5afba110VgnVCM1000003f16f90aRCRD

TO P.N. 17:25 - IVREA 18:29
TO P.N. 18:25 - IVREA 19:27
TO P.N. 19:25 - IVREA 20:31
TO P.N. 20:35 - IVREA 21:34
tutti con trasporto bici (supplemento euro 3.50)





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martedì 18 maggio 2010

Portabici ad Ivrea!




Da alcuni giorni Ivrea ha finalmente dei portabici situati in vari punti della città, da Porta Vercelli, a Piazza Ottinetti, alla stazione.

Certo non risolvono tutte le problematiche relative all'uso della bici in città, e certo non è solo con questo che si stimolerà tanta gente a lasciare a casa l'auto e a prendere la bici, ma sicuramente è un passo importante nella direzione giusta, e di questo bisogna darne atto al Comune che ha provveduto ad installarli.

Non è sicuramente solo grazie alla nostra presenza sulle strade l'ultimo venerdì del mese che ciò è potuto avvenire, ma è soprattutto grazie al lavoro costante e continuo di alcune associazioni eporediesi che negli anni hanno continuamente sollecitato l'amministrazione comunale sui temi della mobilità, ed in particolare un certo impulso lo ha dato la bicifestazione dello scorso Novembre insieme con i convegni sulla mobilità e sulla ciclabilità che sono stati organizzati durante l'anno passato.

Però anche noi un piccolo peso lo abbiamo e utilizzando la bicicletta tutti i giorni, e utilizzando quei portabici (come la foto di apertura mostra essere prontamente avvenuto alla stazione), confermeremo al Comune di aver intrapreso una strada giusta e utile.

Peccato però che, come spesso accade, si sia fatto 30 ma non 31. E mi riferisco alla tipologia di portabici che è stata scelta ed installata. Avrete infatti notato che sono stati piazzati due differenti tipi di portabiciclette, il tipo che chiameremo "stazione" e quello che chiameremo "centro". Quello della stazione, andate a vederlo se ancora non lo avete visto, non è male, risponde abbastanza bene alle esigenze di chi parcheggia lì la sua bicicletta, mentre quello messo in giro per il centro proprio non è un granchè, benchè facendo buon viso a cattiva sorte sia comunque utilizzato, segno che ce n'era veramente bisogno!

Eppure al momento della scelta pare che l'amministrazione comunale abbia interpellato alcune associazioni e abbia ricevuto l'approvazione per il modello "stazione" come pure abbia ricevuto critiche per il modello "centro". La giustificazione del modello "centro" pare sia stata che non ci si poteva permettere la spesa dell'altro modello che era molto più costoso, e a nulla sono valsi i suggerimenti di acquistarne di meno ma ben fatti, piuttosto che molti ma poco graditi.

Ma quali sono i criteri che vanno tenuti in considerazione per la scelta di un portabici?

Per rispondere a questa domanda vediamo innanzitutto quali sono i problemi che possono presentarsi nel lasciare parcheggiata la propria bicicletta:

- furto totale: è il più grave, e le conseguenze sono chiare a tutti.

- furto parziale: parcheggio la mia bici, la incateno al portabici, e al ritorno trovo solo più le parti della bici che avevo direttamente incatenato, mentre il resto mi è stato rubato. Ad esempio se ho incatenato una ruota al portabici trovo solo più quella ruota e manca tutto il resto.





- danneggiamento involontario: la mia bicicletta è fissata al portabici in modo non stabile o in modo parziale. Se qualcuno la urta essa può muoversi e, facendo leva sul punto di fissaggio, può deformarsi o rompersi. È il classico caso dei portabici nei quali è previsto solo l'inserimento di una ruota in una sede di fissaggio. Se la bici viene urtata e inclinata la ruota si piega e si deforma diventando inutilizzabile.

- vandalismo volontario: è quando lascio la mia bici parcheggiata e incatenata anche nel migliore dei modi ma qualcuno, non visto, la prende a calci con la precisa intenzione di danneggiarla gravemente. La foto qui sotto è stata scattata alla stazione di Ivrea, tanto per capirci...





Nel cercare di dare risposta a questa serie di problemi si evidenzia subito che:

- contro il danneggiamento involontario la soluzione migliore è quella di prevedere un tipo di portabici che offra un buon appoggio alla bicicletta e le impedisca di spostarsi in malo modo. Vanno quindi assolutamente evitati i portabici che si limitano a bloccare la base di una ruota, mentre sono da preferire quelli contro i quali si può appoggiare l'intero telaio.

- contro il furto parziale deve essere offerta la possibilità di incatenare la bici in molti punti differenti. Sono da evitare i portabici che hanno limitati punti di contatto con la bicicletta. Ancora una volta quindi è bene evitare i portabici ai quali si può solo incatenare una ruota, mentre sono da preferire quelli più grandi dove sia possibile bloccare entrambe le ruote e il telaio.





- infine contro il vandalismo e il furto totale, entrambi atti che richiedono un certo impegno da parte del vandalo e del ladro, la soluzione più semplice è quella di posizionare i portabici in luoghi molto frequentati e ben illuminati, dove la presenza di passanti renda impossibile l'atto vandalico o il furto. Soluzioni più complesse e costose possono invece prevedere dei portabici completamente chiusi, tipo minuscole autorimesse a misura di bici, oppure aree di parcheggio recintate e sorvegliate, soluzioni che si vedono nelle città del nord europa ma che ci si rende facilmente conto che per ora per noi sono sogni impossibili (e anche forse poco giustificati finchè i ciclisti non aumentano di numero in modo significativo).

Valutiamo quindi i portabici che sono stati installati ad Ivrea:

Il modello "stazione" risponde positivamente al problema del danneggiamento involontario e abbastanza bene a quello del furto parziale. Infatti la bicicletta è abbastanza ben sostenuta dalla struttura del portabici (si, poteva essere fatto ancora meglio, ma comunque va abbastanza bene). Un sufficiente numero di punti di contatto tra la bici e la struttura del portabici permette di fissare sia il telaio che la ruota anteriore, mentre la ruota posteriore va eventualmente legata al telaio stesso della bici perchè non ci sono altri appigli.

Nell'insieme è quindi un buon portabici. Ha però la caratteristica di essere un portabici ad alta densità, cioè di quelli dove per far stare insieme tante biciclette queste sono parcheggiate una un poco più in alto dell'altra. Questa caratteristica è un po' fastidiosa perchè con le bici così vicine tra loro risulta scomodo passare per andare a posizionare il lucchetto all'altezza della ruota anteriore. Non a caso (si veda la foto di apertura) vengono utilizzati principalmente un posto si e uno no. Però con un numero limitato di biciclette è sicuramente un buon portabici.





Il modello "centro" invece è purtroppo decisamente scarso. Il primo impatto che ho avuto è stato con quello posizionato davanti alla biblioteca, in piazza Ottinetti.

Ho provato a posteggiarci la mountain bike ma le fessure in cui inserire la ruota erano troppo strette e quindi la mia ruota non ci entrava. D'altra parte se fossero più larghe non sosterrebbero dritta una bici con le ruote strette. È un problema di fondo di questo genere di portabici, probabilmente non risolvibile.



Allora mi sono limitato a mettere la ruota vicino alla struttura del portabici parcheggiando la bici con il cavalletto, e ho provato a mettere il lucchetto per bloccare la ruota alla struttura del portabici, ma quei pianetti di legno, tanto belli quanto inutili, si sono rivelati di ostacolo. Certo, alla fine sono riuscito ugualmente a mettere il lucchetto, ma la cosa sarebbe stata impossibile se ci fossero state altre bici già parcheggiate lì vicino ad ostacolarmi l'accesso.



Quindi, oltre a non risolvere il problema del furto parziale e quello del danneggiamento involontario, questo tipo di portabici è anche scomodo e non adatto a tutti i tipi di bicicletta.

Sicuramente mi si verrà a contestare il fatto che i due tipi di portabici sono destinati ad un tipo di utenza differente: quello della stazione è per biciclette che vengono lasciate lì per tutto il giorno, mentre quelli del centro sono per soste brevi nel corso della giornata, ma è pur vero che se voglio andare al cinema alla sera difficilmente mi gusterò il film in tranquillità lasciando la mia bici in un portabici così modesto come quelli del centro.

Ma la cosa che più sorprende al termine di tutta questa analisi è che la struttura portabici più idonea, più gradita dai ciclisti, e non a caso anche più diffusa in quei paesi dove si fa largo uso della bicicletta, è anche la più semplice e probabilmente la più economica!

Ed è una struttura che già l'amministrazione pubblica utilizza, sia pur per un altro scopo, in molti punti della città, e quindi probabilmente riesce ad averla a buon prezzo, visto il grosso quantitativo: non so come si chiamano, ma sono quelle piccole transenne che fanno da ringhiera tra il marciapiede e la strada in prossimità di certi grandi incroci.





Se piazzate in batterie parallele, anzichè in linea come è il loro normale utilizzo, sono un ottimo portabici, comodissimo, economico, robusto, e che risolve i due problemi esaminati in precedenza. Se poi vengono pure piazzate in punti scelti con accuratezza allora contribuiscono a risolvere anche gli altri problemi, dal furto totale al vandalismo.

Certo vanno piazzate in modo corretto, evitando la semplice tassellatura di strutture singole che facendo leva possono essere divelte facilmente dai vandali, ma preferendo il modello da cementare direttamente nella pavimentazione, oppure quello che già unisce, saldati tra loro, più elementi singoli.







Inoltre, data la semplicità di questa struttura, non occorrerebbe acquistarla da una ditta specializzata ma potrebbe essere realizzata da una delle tante piccole aziende di carpenteria metallica presenti sul nostro territorio, contribuendo a sostenere l'economia locale, sia pur in maniera minima ma che certo male non fa!

Tutta questa analisi ovviamente esprime solo la mia opinione, ma ho avuto piacere nel constatare che sono in buona compagnia, come potete approfondire ai seguenti link:

http://en.wikipedia.org/wiki/Bicycle_stand
http://www.mackaystorage.co.uk/mss/acatalog/Sheffield_Stand.html
http://www.kgw.com/news/Thieves-Unbolt-Bike-Racks-90896644.html
http://www.bikeoff.org/consultation/wiki/index.php/Cycle_Parking_Furniture_and_Facilities




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lunedì 10 maggio 2010

Tre tipi di sicurezza




Come dicevo nel post precedente, io stesso utilizzo il casco in alcune circostanze, ma sono fermamente convinto che obbligarne l'uso sia più dannoso che utile. Il motivo principale è che diventa un disincentivo all'utilizzo della bicicletta in città, mentre l'azione che tutti insieme stiamo portando avanti con Massa Critica è proprio esattamente l'opposto, e cioè mirata ad aumentarne l'uso.

Aumentare il numero di persone che va in bicicletta in città significa diminuire il traffico di auto, diminuire l'inquinamento, diminuire il rumore. Ma soprattutto significa aumentare la sicurezza dei ciclisti, aumentare l'attenzione da parte degli automobilisti, e quindi anche diminuire gli incidenti.

Proprio sul tema della sicurezza in bicicletta vi passo un articolo molto interessante, che ho tradotto dal sito http://hembrow.blogspot.com/2008/09/three-types-of-safety.html, scritto da David Hembrow, un inglese che si è trasferito a vivere in Olanda.

È chiaro che in Olanda ci sono delle infrastrutture che i ciclisti italiani se le sognano di notte, ma se vogliamo che anche da noi gli amministratori pubblici si muovano nella giusta direzione occorre che li supportiamo nell'unico modo che abbiamo, e cioè dimostrandogli che sono tanti i ciclisti in circolazione che ne trarrebbero beneficio.

Buona lettura.




Tre tipi di sicurezza.
David Hembrow




L'Olanda è universalmente riconosciuta per essere il posto più sicuro al mondo riguardo all'uso della bicicletta. Questo è spesso attribuito al fatto che "in tanti si è più sicuri", che in parte è vero, ma anche il progetto delle infrastrutture è una componente vitale che non può essere ignorata. Moltissima gente vorrebbe che anche nella loro nazione si arrivasse ad avere il successo raggiunto dall'Olanda, ma spesso essi non arrivano a capire ciò che è realmente necessario fare.

Quando vado in Inghilterra faccio molta promozione all'uso della bicicletta, spostandomi di città in città e parlando con un gran numero di persone riguardo alla bici. E lo sanno già tutti che usare la bicicletta fa bene alla salute, fa bene all'ambiente, eccetera. A molte persone piacerebbe andare in bicicletta, ma il motivo principale che viene portato come giustificazione del perchè la gente normalmente non usa la bicicletta è "perchè è pericoloso". Ma cosa intendono con questo?





Ci sono tre differenti livelli di sicurezza, e tutti e tre sono presi in considerazione in Olanda quando si parla di biciclette:

- La sicurezza oggettiva - Il numero di incidenti in cui sono coinvolti dei ciclisti in rapporto ai Km totali percorsi in bicicletta.

- la sicurezza soggettiva - Sei costretto a viaggiare troppo vicino al traffico automobilistico? Quante difficoltà hai ad attraversare un incrocio? Ti senti costretto a pedalare veloce per adeguarti al flusso del traffico?

- la sicurezza sociale - C'è un rapinatore nascosto dietro a quella curva? Sarò aggredito in strada mentre vado in bicicletta?

I progettisti insieme con le associazioni dei ciclisti si possono occupare della sicurezza oggettiva. I ciclisti devono essere più sicuri possibile, ovviamente. Tuttavia nessuno decide se usare la bici o meno sulla base di questo argomento. Al giorno d'oggi nella maggior parte delle nazioni andare in bicicletta non è un'attività particolarmente rischiosa e questo appare spesso nella letteratura che promuove l'uso della bicicletta. Ciò nonostante questo non basta per convincere la gente ad andare in bici.

Quando la gente decide se sia "sicuro" andare in bicicletta, in genere intende il secondo o il terzo dei nostri tre differenti tipi di sicurezza. La sicurezza soggettiva e quella sociale.

Inoltre, quando questa decisione viene presa per conto di qualcun altro, ad esempio nel confronto dei propri figli o del proprio partner, questi punti diventano ancora più importanti.





Come si aumenta la sicurezza soggettiva? Ecco un parziale elenco di suggerimenti:

- I ciclisti non devono mai essere costretti a viaggiare in strade dove il traffico è veloce o molto intenso. Qui in Olanda nella maggior parte delle strade da 50 Km/h ai ciclisti viene fornita una corsia ciclabile a loro riservata.
- Le corsie riservate ai ciclisti non sono comunque sufficienti in caso di strade a maggiore velocità o a intenso flusso di traffico.
- La riduzione della velocità delle auto o del volume di traffico sono provvedimenti sempre utili. Qui in Olanda tutte le strade dei quartieri residenziali hanno il limite massimo a 30 Kh/h.
- Le piste ciclabili completamente separate dalla strada forniscono un ottimo grado di sicurezza soggettiva, ma devono essere costruite secondo dei precisi standard. Qui hanno una larghezza minima di 2.5 metri nel caso di piste a senso unico, e di 4 metri per quelle a doppio senso ci circolazione. Inoltre sono separate dai percorsi riservati ai pedoni.
- Gli incroci devono essere progettati tenedo conto delle esigenze dei ciclisti.
- Nella città olandese di Assen i nuovi standard prevedono che la piste ciclabili che viaggiano parallele alla strada siano separate da essa da almeno 2.5 metri. Dove questo non è possibile vengono piazzate delle ringhiere metalliche di separazione, per fornire un buon grado di sicurezza soggettiva e anche per aumentare la sicurezza oggettiva, proteggendo i ciclisti da possibili contatti con le auto.
- Dove è possibile le piste ciclabili seguono un percorso completamente differente da quello della strada, e questo naturalmente aumenta ulteriormente il grado di sicurezza.
- Infine si rivela anche utile ai fini della sicurezza soggettiva ridurre il rumore del traffico, asfaltando le strade con rivestimenti a basso rumore o installando delle protezioni antirumore tra la strada e la pista ciclabile.





Riguardo alla sicurezza sociale:

- Il ciclista deve sempre essere in grado di vedere l'uscita opposta di un sottopassaggio già prima di entrarvi.
- Gli angoli ciechi lungo una pista ciclabile non sono ammissibili.
- Le piste ciclabili devono essere sufficientemente larghe da permettere ad un ciclista di evitare la traiettoria di un altro.
- Un basso tasso di criminalità e la certezza della pena sono condizioni necessarie. I ciclisti non devono avere l'impressione che la polizia non presti la giusta attenzione alle loro denunce.
- Le aree pulite, senza cartacce e rifiuti sparsi, senza graffiti e vandalismi, dove l'erba è tagliata e le piante sono potate con cura per evitare che i rami sporgano sulla pista ciclabile, hanno un ottimo impatto sulla sicurezza sociale.
- Le piste ciclabili devono essere illuminate di notte in modo da poter vedere eventuali rapinatori, ostacoli sul percorso, eccetera.

Se la sicurezza soggettiva e quella sociale vengono migliorate, allora la gente userà di più la bicicletta. Perchè la gente vorrebbe usare la bici, e quindi lo farà.

Ricapitolando: nessuno fa qualcosa che gli sembra essere pericoloso per sè. E tutti vogliamo che i nostri bambini, e i nostri partners, siano sicuri. Questo è il motivo per cui tanti spostamenti quotidiani che potrebbero essere fatti in bici sono invece attualmente fatti con l'auto. È inutile discutere circa le decisioni della gente, nè ridicolizzarle. Le persone che hanno preso la decisione di usare l'auto l'hanno fatto sulla base di ragioni abbastanza logiche. Il loro livello di confidenza riguardo all'andare in bici non è lo stesso che ha ciascuno di noi.

Quindi che fare? Se vogliamo che la gente che attualmente non usa la bici incominci ad usarla, la cosa giusta da fare è una campagna mirata ad una migliore progettazione per avere condizioni che rendano l'uso della bicicletta più attraente. Questo è ciò che gli olandesi hanno fatto. Ovunque. Questa è la chiave per un alto utilizzo della bicicletta ed un alto grado di sicurezza.

Ma non si faccia l'errore di pensare che la sicurezza soggettiva sia una questione che riguarda solo i ciclisti inesperti o principianti. A nessuno dispiace se l'uso della bici è più piacevole. Le azioni volte a migliorare la sicurezza soggettiva e quella sociale portano ad un uso della bicicletta più piacevole per tutti. Chi usa la bici da molto tempo sarà comunque meno a rischio di smettere se l'ambiente si mantiene più sicuro. Usare la bici diventa una normale abitudine.





Ma allora, il casco e il giubbotto riflettente dove si collocano in questo contesto? Per alcune persone indossare questo genere di cose aumenta la loro sensazione di sicurezza e gli consente di usare la bici. Ma in realtà queste cose fanno ben poco per aumentare la sicurezza oggettiva, e invece possono avere un effetto negativo sul livello di sicurezza soggettiva di altre persone in quanto fanno intendere l'andare in bicicletta come un'attività pericolosa. Nei posti dove la bicicletta ha un alto grado di sicurezza soggettiva, come qui in Olanda, nessuno utilizza queste cose. I ciclisti olandesi sono più sicuri senza indossare casco e giubbotto di quanto non lo siano i ciclisti di altre nazioni che li indossano.

Tutte le fotografie che illustrano questo articolo sono di ciclisti olandesi soggettivamente sicuri, eccetto l'ultima che inquadra un bambino inglese al quale è stato insegnato come andare in bici in modo "sicuro". Sta viaggiando troppo a filo del bordo strada, e su una bicicletta non idonea, però indossa un giubbotto riflettente e il casco. A parità di Km percorsi i ciclisti olandesi ritratti nelle precedenti foto sono 4 volte più sicuri dei ciclisti inglesi, e 17 volte più sicuri dei ciclisti degli Stati Uniti (dati statistici su incidenti e morti dal sito www.policy.rutgers.edu). Il bambino della foto, quello con il giubbotto e il casco, probabilmente abbandonerà l'uso della bicicletta nel giro di pochi anni, mentre sicuramente i ciclisti olandesi continueranno a pedalare per tutta la loro vita, in quanto i livelli elevati di sicurezza soggettiva ne fanno una cosa piacevole da fare.

David Hembrow





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venerdì 7 maggio 2010

Giornata nazionale della bicicletta




Il ministero per l'ambiente ha indetto per il 9 maggio 2010 la giornata della bicicletta. Si parla di 1300 comuni che hanno già aderito con manifestazioni ed eventi a favore della promozione dell'uso della bici.

Ad essere sincero sono sempre un po' scettico quando a promuovere la bicicletta sono personaggi che in vita loro non hanno mai fatto fare due giri ai pedali, o quasi, però è innegabile che in molte città italiane si incominciano a vedere i primi servizi di bike sharing, qualche tratto di pista ciclabile, e un minimo di attenzione in più per la mobilità ciclistica.

Siamo ancora distanti anni luce da paesi dove certe scelte sono state fatte con coraggio, dove hanno capito che un diffuso uso della bici è vantaggioso per tutti, anche per gli automobilisti, dove hanno coltivato la mentalità giusta e dove il conseguente aumento del numero di biciclette in circolazione è stato accolto e favorito con infrastrutture invidiabili.

Siamo ancora distanti ma è innegabile che qualche piccolo passo anche da noi alcuni amministratori illuminati lo stanno facendo nella direzione giusta, quindi ben venga anche la giornata nazionale della bicicletta se questa serve a far aumentare il numero delle bici in circolazione.

Dubito invece che altri provvedimenti, in discussione in parlamento proprio in questi giorni, coincidenza beffarda, siano a favore della mobilità ciclistica. Sono più propenso a pensare che invece siano di ostacolo e portino ad una diminuzione nell'uso della bici. E mi riferisco, lo avrete capito, all'uso del casco obbligatorio.

Sia ben chiaro, non sono contrario all'uso del casco in sè, io stesso lo utilizzo in alcuni casi, ma renderlo obbligatorio è ben altra faccenda, e scoraggerà molta gente a iniziare ad usare, o ancor peggio a continuare ad usare, la bicicletta in città. Ma questo è un altro argomento e avremo occasione di parlarne nei prossimi giorni.

Per adesso limitiamoci a sperare che domenica 9 maggio il sole splenda sulle molte manifestazioni a favore della bici! Qui a Ivrea è stato organizzato un giro del centro con variazione fino al lago Sirio. Partenza alle 15:00 come al solito dalla Torre di Santo Stefano e arrivo verso le 17:00 presso il salone di via Varmondo Arborio n.22 dove si concluderà con un thè (five o'clock bici-tè).



Per approfondimenti potete consultare i seguenti link:
Presentazione del Ministero
Eventi in Piemonte




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martedì 4 maggio 2010

Grande uscita quella del 30 Aprile!






Grande Massa Critica quella del 30 Aprile! Grandissima partecipazione!

Eravamo in 58 biciclette e sotto il cielo plumbeo ci siamo infilati tra le auto in coda che in entrambi i sensi intasavano via Torino e siamo andati a farci vedere fino al quartiere Bellavista. Certo passare oltre tutte quelle auto è stata una soddisfazione non da poco, e la forza del nostro grande numero ci ha permesso di farlo in assoluta sicurezza. Gli automobilisti si sono visti accerchiati e sono rimasti immobili e inermi nel constatare come gli passavamo oltre tanto agevolmente. Ad eccezione di qualche veicolo commerciale e di qualche famiglia al completo, la maggior parte delle auto avevano a bordo solo il conducente, e sicuramente una certa parte di questi stava facendo un percorso sufficientemente breve da poter essere fatto in bici. Chissà se vedendoci non ha fatto qualche riflessione...

Al ritorno abbiamo anche voluto passare dal Movicentro, e per andarci abbiamo utilizzato il minuscolo sottopassaggio della ferrovia che c'è proprio sotto al cavalcavia del terzo ponte in via Torino. Non che al Movicentro ci si aspettasse una gran ressa di auto a cui mostrare che in bici si va più veloci, quanto piuttosto una scusa per mostrare il sottopassaggio a quelli di noi che ancora non lo conoscevano.

E infine l'arrivo in Piazza di Città, dopo aver percorso via Palestro tra gente dallo sguardo stupito, evidentemente colpita da un così alto numero di biciclette tutte insieme. È un peccato che la stessa gente invece non faccia una piega nel vedere lunghissime file di auto tutte incolonnate a passo d'uomo sul Lungodora, o in via Circonvallazione, o in corso Vercelli. L'auto ha invaso le città, ne è ormai diventata un elemento costante, e con la sua massiccia presenza ha nascosto agli occhi della gente il fatto che in tanti casi ci sono dei sistemi più comodi, più rapidi, meno inquinanti e meno invasivi per spostarsi in città.

Purtroppo insieme a noi in Piazza di Città è arrivata anche la pioggia che ha fatto scappare la maggior parte dei partecipanti. Peccato perchè i pochi rimasti, rifugiatisi sotto il tendone del palco allestito per il concerto del Primo Maggio, hanno atteso che smettesse di piovere festeggiando il giro in bici con pane e salame e focaccine portate da un paio di partecipanti! Questa conclusione enogastronomica è stata graditissima e la prossima volta, sperando non piova, sarà sicuramente apprezzata da tutti!



Appuntamento quindi venerdì 28 Maggio, sempre alle 18:00, sempre alla Torre di Santo Stefano.



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